Per tantissimi anni, i colossi come Google e Facebook hanno distribuito i loro software in maniera totalmente gratuita. Solo di recente gli sviluppatori (me compreso) si sono resi conto del costo reale di questi servizi: il tracciamento dei dati di tutti gli utenti.
Si lo so, le analisi, gli incorporamenti dei video e le mappe, sono script straordinari che con una semplice stringa di codice aggiungono funzionalità strepitose al tuo sito web.
Ma il risvolto della medaglia è abbastanza inquietante.
In un mondo ormai guidato dagli algoritmi, la raccolta e il tracciamento totale dei dati personali è una pessima notizia.
Vedi, non solo molti di questi script trasmettono i dati privati dei tuoi utenti a società di terze parti, ma rallentano dannatamente il tuo sito web!
Questo è il male assoluto per i tuoi visitatori, la SEO e per l’ambiente.
Ci tengo a precisare che, nonostante il titolo di questo articolo sia alquanto clickbait, non voglio farti sentire in colpa.
Del resto, molte delle cose che ti elencherò di seguito possono essere considerate “standard” per ogni sito web.
Il mio scopo, piuttosto, è quello di fornirti dei consigli su come fare le cose nel migliore dei modi.
Ricorda: tanti piccoli miglioramenti che vanno a sommarsi, creano un enorme e positivo cambiamento.
Sei pronto? Cominciamo!
Le analisi invasive
Sapere come gli utenti utilizzano il tuo siti web è di vitale importanza per comprendere come migliorare il tuo business e il marketing in generale.
Google Analytics per molto tempo è stato considerato il punto di riferimento per le analisi dei siti web.
Nonostante sia uno strumento incredibilmente potente, è anche molto invadente per quanto riguarda il tracciamento dati dei tuoi visitatori.
Se poi vogliamo essere schietti, va ben oltre ciò che è davvero utile per te (tipo gli interessi personali dei visitatori e le categorie di affinità).
Per questo motivo ho deciso di mascherare gli IP dei miei visitatori e rendere meno invasivo lo strumento di Google.
Facebook Pixel funziona più o meno nello stesso modo, quindi il discorso è uguale.
Considera quanto siano utili i dati raccolti per te, e mettili a confronto con il “prezzo” da pagare per il tracciamento da parte di Facebook.
Da qualche tempo, proprio per evitare tutto questo, sto valutando d’iniziare a utilizzare un’alternativa etica incentrata sulla privacy, che tenga traccia delle visualizzazioni delle pagine, senza dover spulciare i dati dei miei utenti.
Ethical.net offre molti suggerimenti se sei alla ricerca di un’alternativa etica a Google Analytics.
I codici embed dei video
Copiare e incorporare il codice embed di un video preso da piattaforme come YouTube, è il modo più semplice per intrattenere gli utenti del tuo sito web.
Ed è soprattutto gratuito.
Ma sei davvero convinto che lo sia?
L’incorporamento di un video di YouTube aggiunge più di 10 diversi cookie e una quindicina di file, per un totale di 2,2 MB aggiuntivi al peso della tua pagina.
Ovviamente se decidi di non riprodurre il video.
Si, perché se clicchi play, la pagina schizza a 3,5 MB e aggiunge oltre 70 file.
In realtà, sai quanti file sono necessari per riprodurre un video?
Uno solo, il video stesso.
Di contro, quando incorpori un video di YouTube sul tuo sito web, puoi scegliere di non memorizzare le informazioni dei visitatori, a meno che non decidano di riprodurre il filmato.
Che è fantastico, se non fosse che quel video è messo lì per essere visto.
Il mio consiglio, se proprio non puoi farne a meno, è quello di creare un link sotto forma di testo o immagine che rimandi l’utente al sito dov’è caricato il video.
I captcha e il tracciamento dati
Se hai un contact form sul tuo sito web, sai bene quanto i robot adorino compilarlo per recapitarti le più improbabili e sensazionali offerte del momento.
Per difenderti dallo spambot, per anni ci siamo affidati al reCAPTCHA di Google.
Si, proprio quello strumento che per dimostrare che non eri un robot, ti chiedeva di cliccare sulle immagini di autobus, semafori e alberi.
Dato che questa procedura era terribile per la user experience, i capoccioni di Google hanno deciso d’introdurre il reCAPTCHA v3.
Questo nuovo script di monitoraggio registra ogni movimento tu faccia durante l’utilizzo di un sito web, determinando grazie a un algoritmo se ti stai comportando come un essere umano o meno.
Capisci bene come questo software, particolarmente invadente, equivalga a installare delle telecamere a circuito chiuso nel tuo ufficio, con la differenza che i filmati andranno direttamente a Google e alla loro IA pubblicitaria.
Vuoi un consiglio?
Se lo spam ti preoccupa così tanto, invece di affidarti ai reCAPTCHA, usa un servizio come Askimet.
I pulsanti di social sharing
Diciamocelo chiaramente: nessuno ha voglia di copiare il link di una pagina web e incollarlo sui propri canali social.
È per questo motivo che sono nati i plugin di social sharing come AddThis.
Peccato che oltre a fornire un servizio molto utile, utilizzi anche una particolare tecnica di tracciamento dati chiamata Canvas fingerprinting.
Questa tecnica trasmette tutti i dati di chi visita il tuo sito web alla società madre di AddThis, ovvero la Oracle Corporation.
Attualmente, AddThis viene utilizzato da oltre 15 milioni di siti web, ed è una cosa che mi lascia particolarmente perplesso.
Si, perché se visiti il sito web ufficiale del plugin e clicchi su “accetta tutti i cookie”, di colpo vengono aggiunti circa 60 cookie sul tuo computer.
Un consiglio: sbarazzatene il prima possibile!
Google Maps
Google Maps è qualcosa di eccezionale, ovviamente se utilizzato come si deve.
Il più delle volte viene implementato sui siti web in maniera errata, con conseguenti problemi alla user experience.
Sinceramente non ne vale la pena, soprattutto se pensi che la quantità di script necessari per il corretto funzionamento (12 se non erro) appesantiscono la tua pagina web, rendendola più lenta.
Il mio consiglio è quello di eliminare la mappa interattiva e sostituirla con un’immagine che rimandi al tuo profilo di Google My Business.
Il tracciamento dati dei tuoi widget
Aspetta, facciamo chiarezza.
I widget del tuo sito web non tracciano nativamente i dati dei visitatori, ma ciò che ci metti dentro si.
L’anno scorso stavo ottimizzando un sito web per un cliente e sono rimasto scioccato di come uno script per le recensioni collocato in un widget, aumentassi di un secondo e mezzo la velocità di caricamento della pagina.
Ma non era solo questo il problema.
Il widget aggiungeva anche una marea di cookie che tracciavano i dati degli utenti.
No, non ti sto dicendo di non mostrare le recensioni dei tuoi clienti, ma di di certo puoi farlo in un modo meno invasivo.
Puoi tranquillamente mostrare le testimonianze chiave della tua attività sotto forma di testo, magari inserendo la foto di chi ha scritto la recensione.
Annunci, pubblicità e affini
E finalmente siamo arrivati a uno dei motivi per cui i cookie sono diventati un problema e hanno dato i natali al regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).
Gli annunci personalizzati.
Se in un sito dove non ci sono annunci personalizzati si possono trovare un numero più o meno limitato di cookie, il discorso prende una piega diversa nel caso contrario.
Infatti, i siti web che presentano annunci personalizzati in base alla cronologia di navigazione e al comportamento dell’utente, necessitano di molti più cookie per monitorarne l’efficacia.
Per trovare riscontro di ciò che dico, ho deciso di fare un giro sul sito web del giornale locale della mia città (progettato probabilmente per fornire ai visitatori il 90% di pubblicità e il 10% di giornalismo).
Circa 100 cookie diversi sono stati salvati nel mio computer.
E la cosa più grave è che ognuno di questi può essere utilizzato per identificarmi e prendermi di mira nei modi più fantasiosi.
Se si tiene conto del fatto che gli annunci personalizzati non sono nemmeno più così efficaci, non c’è da meravigliarsi che le persone utilizzino sempre di più delle estensioni per bloccare le pubblicità.
Ascoltami bene: a meno che i guadagni generati dalle pubblicità non siano sufficienti a sostenere la tua attività, puoi farne tranquillamente a meno.
Ma quindi il tracciamento dei dati su internet non è una bufala?
No, mi spiace deluderti.
Il tracciamento dati sul web è una cosa acclarata.
Durante la scrittura di questo articolo sono rimasto particolarmente scioccato da come il web sia un posto sempre meno sicuro.
Se hai dei dubbi su quali script di monitoraggio si possano annidare nel tuo sito web, ti consiglio di utilizzare il tool gratuito Blacklight.
Mentre navighi sul web, invece, lo strumento migliore per tutelarti è cliccare sul “no” quando un sito ti chiede se vuoi accettare i cookie.
Se invece vuoi addentrarti più a fondo in questo argomento (e non dormire più la notte) dovresti guardare il docufilm “The Social Dilemma”.
Al riguardo ho anche scritto un articolo che racconta il lato oscuro dei social network.
Se desideri aiuto o consigli per valutare e migliorare la privacy del tuo sito, contattami!
Resta connesso. Alla prossima!